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Basilicata #LuogoIdeale: dieci anni di comunicazione territoriale e innovazione per fare comunità

Dieci anni fa nasceva #LuogoIdeale, non come campagna di promozione, ma come tentativo di costruzione di un nuovo sguardo sulla Basilicata. Non cercavo scorci da cartolina né slogan accattivanti: volevo raccontare una regione attraverso le sue trasformazioni, le sue tensioni, le sue possibilità. Da subito, la sfida è stata chiara: non offrire una narrazione consolatoria, ma generativa; non accontentarsi dell’estetica, ma indagare le ragioni profonde del cambiamento, là dove le storie delle persone si intrecciano con le traiettorie dei luoghi.

La comunicazione territoriale, per me, è stata e resta uno spazio politico – nel senso più alto e nobile del termine. Uno spazio dove parole, immagini e relazioni possono contribuire a costruire una visione condivisa. In questo senso, il digitale non è stato solo un mezzo, ma un linguaggio: un modo per abitare il presente, per ascoltare e far emergere voci spesso marginali, per tessere reti nuove dentro e fuori la Basilicata.

#LuogoIdeale è nato come blog, ma nel tempo si è fatto progetto culturale, editoriale, pubblico. Ha preso la forma dei dialoghi nei libri, delle storie in radio, delle immagini nei video, dei racconti condivisi sui social, degli incontri nei luoghi reali della partecipazione. Abbiamo attraversato città, borghi, campagne, portando avanti una narrazione che rifiutasse l’autocommiserazione ma anche l’esaltazione vuota. Una narrazione capace di restituire complessità, dignità e futuro ai territori.

Nel corso di questo cammino, la Basilicata ha vissuto momenti cruciali: Matera 2019, la pandemia, le nuove sfide delle aree interne, il ritorno dei giovani, le innovazioni silenziose che cambiano il volto della regione. Ogni passaggio è stato occasione per rinnovare lo sguardo, per sperimentare nuovi strumenti, per cercare linguaggi capaci di parlare non solo della Basilicata, ma con la Basilicata. E non è un caso che molti dei progetti siano nati in forma dialogica: perché ascoltare è la prima forma di responsabilità.

Certo, non è stato un percorso facile. Raccontare questa terra significa confrontarsi con una lunga storia di marginalità, con stereotipi che resistono, con dinamiche che talvolta sembrano immutabili. Ma è proprio in questo terreno difficile che #LuogoIdeale ha voluto agire: per accendere riflettori dove c’era buio, per riconoscere il valore dove spesso si vede solo mancanza.

Oggi, guardando indietro, vedo in #LuogoIdeale un’esperienza di comunicazione che ha cercato di coniugare visione e radicamento, innovazione e memoria, ascolto e proposta. Una pratica collettiva che ha saputo farsi metodo, generando incontri, sinergie, progetti, comunità.

E forse il lascito più importante di questi dieci anni è proprio questo: aver dimostrato che raccontare bene un territorio non significa solo attrarre, ma soprattutto attivare. Attivare energie, connessioni, desideri. Perché un “luogo ideale” non è un luogo perfetto: è un luogo che continua a interrogarsi, a cambiare, a immaginare. Insieme.

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