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La Basilicata oltre il PNRR: più visione e meno retorica

La Basilicata può davvero cambiare. La terra che ha già saputo sabotare il proprio destino, troppo spesso segnato solo dalla geografia, ora può cambiare per sempre quella narrazione che la vuole ancora terra di lento sviluppo e tardo progresso. Il PNRR può essere davvero il game changer, così come lo è stato la cultura per Matera che in quel 2019, un tempo che sembra ormai il passato remoto del verbo costruire, ha determinato il successo di una storia antichissima che ha ancora l’ambizione di arrivare molto lontano. Non riscatto, sia chiaro, ma riconoscimento di un lavoro costante e lungimirante che ha reso ancora di più luminosa la terra con due nomi.  La Basilicata può davvero cambiare e lo dimostrano quei paesi, non borghi, che hanno scritto e candidato progetti credibili per il “Piano Nazionale Borghi” (Linea A), mettendo in campo reti di interessi legittimi e competenze, realtà locali in sinergia con partner nazionali e internazionali, per coniugare al futuro il verbo costruire. Anche se molti dei comuni che hanno partecipato a questa call sono rimasti fuori, sia dal bando ministeriale che dalle misure aggiuntive messe in campo dalla Regione Basilicata, la cifra che ne deriva è che c’è voglia di credere nel domani, di sfruttare al meglio le opportunità e di non restare fermi al bivio aspettando che le gambe si muovano da soli. Non ce ne vorranno i cultori della poetica scotellariana – alla quale spesso ci appelliamo, con dovuto rispetto – se usiamo questi versi per dipingere una tendenza, molto lucana, all’immobilismo.  A questa voglia di autodeterminazione va dato ossigeno: vanno cioè dati strumenti credibili e possibili, non eccezionali, per poter realizzare progetti e provare a spezzare la catena che li lega al palo. In questo senso molto positiva è lo stanziamento di 20 milioni di euro da parte della Regione Basilicata per la messa a terra dei progetti candidati da Irsina, Aliano, Colobraro e Rotonda per la Linea A e che ha visto Rionero guadagnarsi i galloni. Ma non basta. Serve una visione in prospettiva, uno scatto in avanti nella scrittura di politiche per i territori, magari prendendo spunto da modelli virtuosi che l’Italia delle regioni ha già prodotto e adattandoli a questa nostra terra che, ora più che mai, ha bisogno di leve resistenti e profondità di visione. Non è più il tempo della propaganda delle facili promesse, a questo gioco i lucani non ci stanno più. Servono fatti, misurabili e visibili. L’eccezionalità della misura a sostegno dei nostri paesi, così come detto precedentemente, va resa strategica e messa a regime. I 131 comuni possono vincere la sfida della complessità e della globalità dei saperi e dei consumi solo attraverso una iniezione di futuro costante e di lungo periodo. Magari sfruttando al meglio le nuove risorse rinvenenti dalle royalties, premiando le competenze che animano le nostre comunità e che chiedono solo un’opportunità concretissima per diventare futuro. Servono politiche chiare e generose per la Basilicata, oltre i festival estivi e quella retorica stagionale sui borghi e le strategie turistiche affidate a influencer, programmi televisivi di intrattenimento pomeridiano, saperi e sapori.

Sergio Ragone
Progettista culturale
 e communication manager