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Carmine e il ritorno a Nemoli. Una storia di acqua, farina, radici e visioni future

Ci sono storie che vanno raccontate, non possono restare ferme nelle curve della memoria delle strade lucane. Ci sono storie che infondono coraggio ed ottimismo, un razionale ottimismo, e che rappresentano un modello da seguire ed inseguire. La storia di Carmine Cantisani e del suo ristorante a Nemoli, con affaccio sul lago Sirino, il Marie, racconta di ritorni, di idee indomite e di visioni lucide rese possibili e concrete in Basilicata, il luogo ideale.

La storia del Marie, un luogo in cui la tradizione mediterranea, l’arte e la cucina si miscelano ottimamente tra loro, nasce a sua volta dai racconti e dagli insegnamenti di una nonna, Maria, attraverso i quali Carmine ha imparato ad apprezzare l’unicità del territorio, la Basilicata interiore, e della lunga e solida tradizione culturalee culinari. La storia del Marie, racconta Cantisani, è un po’ la sua storia. Nasce dalla passione per il cibo maturata nel panificio di famiglia, aperto nel ’78, dove praticamente è nato – “giocavo addirittura a calcio lì dentro” – e dove ha sempre lavorato insieme a tutta la sua grande famiglia, panettieri per tradizione, prima di questa esperienza. Il nome è un omaggio ad una storia e ad una tradizione, alle quali Cantisani resta fortemente legato per poter trarne i migliori insegnamenti e trasformarli in piatti unici dai sapori indimenticabili.

L’apertura del Marie risale all’aprile del 2018 ed arriva dopo anni di studio trascorsi a Roma, – Cantisani ha in tasca ben stretta una laurea in letteratura, musica e spettacolo- e dopo un’esperienza di lavoro all’estero, a Praga, in un ristorante italiano. Racconta Cantisani: “Ho fatto il percorso inverso di tanti miei coetanei e sono voluto tornare qui in Basilicata per fare qualcosa di concreto . Con la convinzione che questa regione, e nella fattispecie questo spicchio di terra che è l’area sud della Basilicata, possano crescere e accodarsi a ciò che di buono stava succedendo a livello regionale. Sfruttare le bellezze del territorio, la vicinanza con Maratea, col Monte Sirino e cercare di fare cultura attraverso il cibo. Perché il cibo, come le grandi tradizioni culinarie, non è niente altro che questo”.

Conosce il lavoro, il sacrificio e la perseveranza. Cantisani sa bene che anche le grandi passioni hanno bisogno di disciplina e che i sogni possono diventare sane e vivide ambizioni. “Certo, bisogna crederci e bisogna essere consapevoli che la fatica sarà spesso doppia, ma se si vuole tornare per restare non c’è altra via se non quella della passione, del lavoro e dello studio costante. Con queste prerogative, prima o poi le soddisfazioni arrivano, e quando arrivano sono talmente dolci che ti fanno dimenticare tutte le notti in cui hai dormito due ore o tutte le rinunce che, per forza di cose, questo lavoro ti porta a fare.”

Ascoltiamo la storia di Carmine tra un piatto di grano ed un calice di vino. Il lago Sirino è poco più in là, ad un respiro dal nostro sguardo, Le sue parole sono gentili, precise, lente e liete. Il racconto dei sapori che accarezzano la lingua è stretto a radici e visioni. I minuti scorrono leggeri in questo luogo così diverso tanto da sembrare lontano, immaginario. Il lago placido si colora del cielo, l’autunno è giallo e rosso ruggine come le foglie che ancora resistono e illuminano il sentiero dei viaggiatori. La vita che vive in questo angolo di terra è anima e respiro, farina e olio, legno e sale, acqua e metallo.

Di storie così ne è piena la Basilicata. Di scommesse vinte e di ritorni ce ne sono tanti in questa terra un tempo periferia dell’impero ed oggi geografia che ha saputo ribaltare il proprio destino. Queste sono le storie che rendono grande la Basilicata, che vanno raccontate con più forze e condivise con chi ha fame di futuro e sete di bellezza.