Questo articolo è tratto da Orizzonti n. 40
L’inizio della nuova fase per la Basilicata, grazie all’accordo di compensazione per la concessione Val d’Agri tra la Regione e le compagnie energetiche Eni e Shell, è un atto di straordinaria importanza che non può essere banalizzato. Con questo accordo si pongono le basi per la costruzione di una nuova strategia di sviluppo della nostra regione che da sempre ha saputo fare della sua risorsa petrolio un elemento di forza e una leva fondamentale per la crescita. Noi lucani lo sappiamo bene, abbiamo sempre avuto chiara la differenza tra la verità e il suo racconto, tra i fatti e le opinioni. Ma adesso è il tempo nuovo e c’è da scrivere una storia del tutto nuova. Una storia che dovrà raccontare la Basilicata che vuole scommettere sul domani, che guarda al destino dei propri paesi con rinnovata fiducia e che rivendica con orgoglio di essere da sempre una terra di straordinaria innovazione, dove è possibile mettere in campo idee e progetti destinati a fare molta strada perché spinti dalla nostra ancestrale abnegazione. Le aree interne, le loro comunità, devono essere il fulcro della Basilicata di domani. In questo senso è incoraggiante la strategia che proprio l’assessore Cosimo Latronico ha delineato durante i lavori della prima edizione degli “Stati Generali del Mediterraneo per la Rigenerazione dei Territori”. Dice Latronico: “Istituire un tavolo permanente pubblico-privato sulla rigenerazione dei territori, in uno con le attività di studio e di ricerca. Un metodo che deve ispirare le politiche pubbliche in materia ambientale, perché lo sviluppo deve tenere come stella polare la tutela dell’ambiente e la sua valorizzazione sostenibile”.
Il patrimonio dei luoghi
La prospettiva che può aprirsi è certamente ambiziosa, come solo le idee che nascono in Basilicata sanno essere. A questa prospettiva oggi va ancorata una strategia che tenga conto dello straordinario patrimonio umano, storico e paesaggistico delle nostre aree interne, o “interiori” come direbbe il poeta di Bisaccia. Una ricchezza di cui noi lucani siamo consapevoli, che abbiamo imparato anche a raccontare bene, e che vogliamo tutelare nella sua interezza. Perché rigenerare i territori vuol dire far emergere il meglio che c’è, che vive tra le montagne e le distese di grano, e che anima le comunità locali. Perché i nostri territori sono ormai noti ai più come ideali per il benessere, ossia quei luoghi in cui è possibile ritrovare ancora una proposta enogastronomica sana ed un’offerta turistica che tiene conto anche della richiesta, sempre crescente, di opportunità di sviluppo creativo e spirituale. I nostri immensi spazi verdi, le vie tracciate dai ruscelli e dai fiumi che portano al mare, il tempo lento e disteso dei nostri paesi antichi così diverso dalla frenetica vita metropolitana, la vita dei campi, sempre più spinti verso l’innovazione tecnologica grazie alle nuove generazioni di imprenditori, che producono frutti e che danno lavoro, la possibilità che viene data naturalmente a chi ha la passione del cammino e del viaggio in biciletta nel cuore della natura, sono elementi costituenti della nostra identità e che stanno generando una nuova e buona economia locale. Soprattutto adesso, dopo gli anni difficili segnati dalla Pandemia, la richiesta di esperienze rigenerative si sta facendo sempre più crescente anche da noi. Ne sono la prova i progetti proposti dai comuni per la linea A del bando del PNRR, il cosiddetto “Piano Nazionale Borghi”. La Basilicata che si è fatta strada già come “terra di cinema” diventerà ben presto “terra di benessere”. I numeri che racconteranno questa nuova stagione estiva ci dimostreranno – oltre alla ripresa dei flussi turistici verso le più note destinazioni, Matera in testa – anche questa tendenza, a dimostrazione di quanto sia ormai radicata la richiesta e di come sia possibile far nascere nuove idee che diventeranno ben presto imprese e realtà tangibili. Nel futuro “interiore” della Basilicata, che parte con la firma dei nuovi accordi sulle compensazioni ambientali, è possibile intravedere anche questo asse di sviluppo. Uno sviluppo possibile, che coglie a pieno la sfida della sostenibilità e incoraggia le scelte migliori verso una compiuta transizione verde, ecologica e realmente inclusiva.